domenica 25 aprile 2010

Il fotovoltaico occupa troppo spazio... oppure no?

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Ubi maior, minor cessat.
Cosa aggiungere al chiarissimo, esaurientissimo, documentatissimo post comparso a questo proposito sul blog Aspoitalia?

Non resta che copincollarlo integralmente...

C’è una leggenda pervicace che dice che i pannelli fotovoltaici occuperebbero tutto lo spazio disponibile – o quasi – se dovessimo utilizzarli su larga scala. Questa è, appunto, una leggenda; alle efficienze attuali basterebbe qualche percento al massimo del territorio per produrre con il fotovoltaico tutta l’energia che produciamo oggi (e comunque il fotovoltaico è soltanto una delle tecnologie rinnovabili che abbiamo). Ma rimane la preoccupazione: i pannelli FV danno l’impressione di occupare un sacco di terreno.
Tuttavia, il FV non è la sola tecnologia che occupa spazio per produrre energia elettrica. Pensate a una centrale a carbone; certamente la centrale stessa occupa poco spazio, ma quanto spazio occupano le miniere a cielo aperto? Oppure pensate a una centrale nucleare – anche quella occupa ben poco spazio; ma quanto spazio ci vuole per le miniere di uranio? Quanto per il cemento, per i metalli e tutto il resto? Quanto spazio per lo stoccaggio delle scorie?
Finora queste cose me le ero soltanto domandate, ma in questi giorni ho trovato anche le risposte in un articolo di Vasilis Fthenakis Hyung Chul Kim del centro di ricerca di Brookhaven (vedi il riferimento bibliografico in fondo)
Fthenakis e Kim hanno esaminato tutto il ciclo di produzione delle varie tecnologie secondo la metodologia collaudata detta LCA (life cycle analysis). Questo vuol dire che, per qualsiasi tipo di impianto, si parte dalle miniere che producono i materiali necessari e si tiene conto di tutto quello che è necessario per la costruzione dell’impianto, la sua manutenzione e – alla fine – la sua demolizione e il ripristino delle condizioni precedenti. Questo metodo è anche la base del calcolo dell’EROEI, ma qui gli autori lo hanno utilizzato per stimare la necessità di area in metri quadri per gigawattora prodotto (m2/GWh). I risultati li vedete in questa figura:
Prendete questi dati come approssimazioni, ovviamente. Sono validi entro i limiti delle assunzioni che sono state fatte e – notate – che gli autori sono particolarmente “cattivi” nei riguardi dell’energia eolica quando prendono come “area occupata” non l’ “impronta” delle torri sul terreno, ma tutta l’area di un campo eolico. Notate anche che i dati sono principalmente per gli Stati Uniti e qui da noi potrebbero essere diversi. A parte queste cose, comunque, credo che i risultati siano sensati.
Notiamo per prima cosa alcuni risultati dal diagramma: il nucleare fa molto meglio del carbone in termini di spazio utilizzato mentre, forse sorprendentemente, è l’idroelettrico a bacino che si trova a usare più spazio di tutte le tecnologie rinnovabili. Fa ancora peggio la biomassa, ma questo era probabilmente atteso data la scarsa efficienza della fotosintesi.
Notiamo poi che fra le tecnologie meno affamate di spazio c’è proprio il FV. Se viene montato sui tetti di edifici esistenti, evidentemente il FV non consuma quasi nessun’area. Ma anche se viene montato a terra, a parità di energia prodotta ci vuole meno spazio per il fotovoltaico in California che per le miniere di carbone a cielo aperto del Kansas. Più o meno, il fotovoltaico occupa lo stesso spazio totale degli impianti a gas naturale. In Germania c’è meno sole e i pannelli FV a terra occupano più spazio, ma tutto sommato il terreno utilizzato rimane molto limitato. Insomma, il fotovoltaico non è per niente quel “mangia-terreno” che alcuni lo hanno accusato di essere. Se montato con un minimo di attenzione anche in termini di spazio utilizzato è un’alternativa valida alle tecnologie tradizionali. E, ovviamente, il suo vantaggio principale è che è rinnovabile!
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Bibliografia.
V. Fthenakis and H.C. Kim “Land use and electricity generation: A life-cycle analysis” Renewable and Sustainable Energy Reviews, Volume 13, Issues 6-7, August-September 2009, Pages 1465-1474

sabato 24 aprile 2010

Fotovoltaico: hic et nunc!

Bisogna puntare sul fotovoltaico oggi. E non intendo "oggi bisogna puntare sul fotovoltaico": intendo che bisogna farlo letteralmente OGGI STESSO (anzi, visto che è sabato, rimandiamo a lunedì... ma significa giò perdere due giorni preziosi).
Perchè tutta questa fretta?
Guardatevi questo grafico:
Osservatelo bene. Ammiratelo, studiatelo, stampatelo in formato A3 e piazzatevelo sullo schermo del televisore. Mettetetevelo come sfondo del desktop. Ed anche come salvaschermo.
Perchè questo grafico vi dice, in soldoni, che già dal prossimo anno la produzione di carburanti derivati dal petrolio comincerà a calare sensibilmente, e che nel prossimo decennio precipiterà di un 25%.

Per quelli che "sono le solite palle da ecologisti abbracciatori di alberi/catastrofisti/picchisti/cospirazionisti": la fonte di questo grafico è notoriamente ecologista, cospirazionista, picchista e catastrofista: si tratta dello United States Department of Energy.

Per quelli che "eh, ma ci sono nuovi giacimenti che entreranno in produzione bla bla bla": questi "presunti nuovi giacimenti"sono compresi in quella quota "unidentified projects". In un report ufficiale non gli pareva bello chiamarla "bullshit", ed allora hanno optato per un "unidentified projects". Ma questo blog NON è una fonte ufficiale, e posso quindi permettermi di usare un termine più adatto per tradurre quel "unidentified projects": ed il termine (traduzione letterale di "bullshit") è un lapidario "CAZZATE!".

Quindi, lunedì telefonate al vostro elettricista, ed informatevi per un impiantino fotovoltaico.
Forse conviene pensare direttamente ad uno di quegli inverter che permettono il funzionamento "ad isola" in caso di blackout (sono pochi, ma esistono): prevedo frequenti blackout, nel prossimo ventennio.

domenica 18 aprile 2010

avanzata esplosiva del fotovoltaico in Germania

In Germania il boom del fotovoltaico va oltre le più rosee previsioni (nonostante a questo proposito qualcuno si diverta a diffondere numeri a vanvera).

Secondo un comunicato stampa della N-Ergie Netz GmbH, da gennaio a marzo sono state presentate 1700 richieste di allacciamento alla rete di impianti di energia rinnovabile - per la maggior parte fotovoltaici.
Si tratta del quadruplo delle richieste presentate nello stesso periodo lo scorso anno!

sabato 17 aprile 2010

ASSOSOLARE: BONUS PER BONIFICA AMIANTO IN CONTO ENERGIA

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Assosolare chiede che venga rinnovato anche nel nuovo "Conto Energia" il bonus per la bonifica dell'amianto dai tetti: la richiesta è stata formulata nell'ambito del convegno "L'energia solare fotovoltaica: il sistema incentivante e le normative sull'economia emergente dell'edilizia sostenibile", organizzato da Assosolare, in collaborazione con Saienergia e con il patrocinio dell'Ordine degli Architetti di Roma e provincia. L'evento, realizzato grazie al contributo di BP Solar e SIAC, ha affrontato i vari aspetti legislativi (tra cui la recente, deplorevole decisione del Governo di posticipare di un anno l'obbligo per le nuove costruzioni di essere alimentate - almeno parzialmente - da fonti rinnovabili, tra cui i pannelli fotovoltaici).
Si tratta dell'ennesima opportunità mancata per lo sviluppo del fotovoltaico dato l'enorme potenziale che i tetti residenziali, commerciali e industriali, rappresentano per il settore.
L'International Energy Agency-Photovoltaic Power Systems Programme, ha stimato per l'Italia un'area di tetti potenzialmente disponibile per l'inserimento di pannelli fotovoltaici pari a 763,53km2 (410km2 per gli edifici residenziali e, il restante, in edifici agricoli, industriali e commerciali) e un'area per le facciate pari a 286,32km2.

sabato 10 aprile 2010

L'Italia dovrà importare energia rinnovabile dall'estero?

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Secondo le prime stime sui target del pacchetto clima-energia, 20-20-20 entro il 2020 (ovvero: 20% di energia da fonti rinnovabili, la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 ed aumento del 20% dell’efficienza energetica), l’Unione Europea nel complesso riuscirà a raggiungere gli obiettivi posti.

Ci arriverà l'Unione Europea, ma non tutti gli stati membri.

Ci sono infatti dodici Stati che prevedono che la propria produzione nazionale di rinnovabili sarà sufficiente, ed altri dieci saranno addirittura in grado di ottenere un surplus, tra cui la Spagna, con 2,7 Mtep in eccedenza e la Germania, con 1,4.
Ma ci sono poi alcuni "stati canaglia" che questo obiettivo non lo raggiungeranno.
Questi stati sono Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Malta e... indovina un po' tu... ma si, l'Italia, il paese del sole e dell'idroelettrico!!!

Una precisazione riguarda quelle che sono considerate fonti rinnovabili dalla Commissione Europea: Marlene Holzner, portavoce del commissario UE all’energia Gunther Oettinge, ha ribadito che si parla di fonti rinnovabili solo per quelle derivanti da sole, vento, biofuel e biomasse, mentre il nucleare non è una fonte rinnovabile.

ll nostro paese ha previsto un deficit che si presenta come il più grande in termini assoluti, pari a 1,2 Mtep
Quindi, ci ritroveremo a rincorrere un obiettivo pagandolo a caro prezzo in termini non solo economici ma anche di arretratezza ambientale e sociale, obiettivo per il quale altri paesi sono stati in grado di pianificare e sviluppare politiche capaci di portare benefici a tutti i livelli.
Noi, invece, continuiamo a gingillarci con i sogni nucleari...

Costantino Lato, responsabile dell’unità ingegneria della direzione operativa del GSE, ha dichiarato senza mezzi termini che “senza un adeguato sistema di incentivi alla produzione di energia da fonti rinnovabili e all’utilizzo di energia verde per il riscaldamento residenziale e industriale, sarà davvero difficile per l'Italia raggiungere gli obiettivi del 2020, cioè il traguardo del 17% di produzione di energia rinnovabile. Attualmente, l'energia rinnovabile copre appena il 7% dei consumi energetici totali italiani.

Fonte: APE - Agenzia Provinciale per l'Energia di Udine

venerdì 9 aprile 2010

coprire i tetti, non i campi...

Riccardo Chiabrando presidente di Coldiretti Torino denuncia:

I coltivatori chiedono a Provincia e Regione di riempire il vuoto normativo che causa un uso improprio del terreno fertile. Anche in provincia si sta diffondendo il fenomeno dell’affitto di terreni agricoli per realizzarvi grandi impianti fotovoltaici che finiscono per danneggiare l’esercizio dell’attività agricola e lo sviluppo sostenibile del territorio.

Insomma, a fronte delle crisi che si vive pesantemente in agricoltura che nel 2009 ha portato una delle annate peggiori per l’intera filiera, si sta preferendo dirottare i campi verso l’installazione di centrali fotovoltaiche.

Chiabrando invita dunque, il neo Governatore Roberto Cota a ripensare le autorizzazioni a impianti fotovoltaici su fondi agricoli. Spiega il Presidente di Coldiretti Torino:

Coldiretti ritiene corretto l’utilizzo di queste tecnologie, se localizzate sui tetti di stalle e di capannoni agricoli, ma è contraria al proliferare indiscriminato di progetti di impianti e parchi fotovoltaici che rischiano di minare irrimediabilmente l’integrità del paesaggio agricolo. Gli impianti fotovoltaici di ridotte dimensioni possono invece rappresentare una opportunità energetica per le imprese agricole. Coldiretti Torino lavora e opera per promuovere anche altre forme di energia pulita -come le piccole centrali a biomasse o le centrali a biogas, sorte nell’ambito di aziende con bovini-; esperienze che stanno sviluppandosi anche in provincia.
Come non essere d'accordo?
Con il fotovoltaico bisogna coprire i tetti, non i campi!!!

 fonte: Diario del web

mercoledì 7 aprile 2010

numeri a vanvera

Sta facendo discutere in rete un articolo, comparso su "Zeit online", che dichiarerebbe il fallimento del fotovoltaico in Germania.
(Chi ha il privilegio di conoscere la lingua di Goethe può leggere l'articolo originale; altrimenti, può sfruttare la traduzione automatica di Google; oppure la pallida eco che ne ha dato Franco Battaglia sul tuttologico sito meteoclima (se cercate bene, con un piccolo sforzo in mezzo alla pubblicità riuscirete anche a trovare il testo incriminato).

Sostanzialmente, cosa si afferma in questo articolo?
  • che la produzione da fotovoltaico in Germania nel 2009 è stata di 1,8 miliardi di kWh
  • e che quindi il fotovoltaico ha contribuito per lo 0,3% al fabbisogno di energia elettrica della Germania
Dopodichè, si passa ad una serie di elucubraziioni un po' confuse sui costi del fotovoltaico in Germania... si parla di un costo "per i consumatori" di "10 miliardi di euro nei prossimi venti anni", lo si confronta con l'esiguità del 0,3% prodotto, di tale costo si dice che salirà a 77 miliardi di euro...
No, mi correggo, queste elucubrazioni non sono "un po' confuse": sono MOLTO confuse, se non addirittura fumose.

Bene, vogliamo smantellare questo articolo?

Quando si vuole demolire il prodotto di un giornalista, il modo più semplice di farlo è verificare i numeri che riporta. Non si è mai visto un giornalista in grado di riportare i numeri correttamente...
Vogliamo controllare allora quel "1,8 miliardi di kWh" citato dal giornalista di Die Zeit?
La fonte più autorevole per queste informazioni è la IEA - International Energy Agency.
Sul loro sito, sono riportate le statistiche di produzione energetica di tutto il mondo.
 E vi si trova quindi anche le statistiche per la Germania, ed in particolare quelle relative alla produzione e consumo di energia elettrica.
E cosa scopriamo?
I dati più recenti risalgono al 2007; e nel 2007 la produzione da fotovoltaico in Germania è stata di 3075 GWh.
Gli "1,8 miliardi di kWh" citati da Die Zeit corrispondono a 1800 GWh.
Qualcosa non torna...
Nel 2007 il fotovoltaico ha prodotto 3075 GWh.
Nei due anni successivi il parco installato è praticamente raddoppiato, ma la produzione sarebbe scesa a 1800 GWh?!?!?!
Il mio bufalometro è a fondo scala... 

Adesso, resta solo da capire se quei numeri citati a vanvera da Die Zeit sono frutto di sfrenata fantasia, di semplice approssimazione, di banale errore di interpretazione del dato... in ogni caso, si tratta solo di fuffa.

martedì 6 aprile 2010

Errare è umano, perseverare diabolico...

Debora Billi, in un suo azzeccatissimo post sul blog petrolio, deplora l'uso perverso ed aberrante che talvolta viene fatto della tecnologia fotovoltaica:

 Mentre il barile si avvia a toccare gli 87 dollari, molti si affrettano ad implementare tecnologie alternative, come quella dei pannelli solari. In prima fila, troviamo le compagnie petrolifere. Ma prima di festeggiare, c'è da capire quel è l'uso che progettano di farne: ad esempio... estrarre più petrolio.
Non c'è limite alla perversità della mente umana. Riporta blogeko che la Chevron installerà ben 7700 pannelli solari in un suo giacimento californiano, per un totale di 740 kW prodotti su 3,8 ettari. My brain hurts, mi fa male il cervello, titola il blog americano che ha commentato la notizia, evidentemente succede anche a loro.
Lo scopo di tale lodevole sforzo da parte della Chevron risiede infatti nella volontà di risparmiare energia nel processo di estrazione da quello che è il quinto giacimento degli Stati Uniti, in depletion dura come tutti gli altri giacimenti americani. Risparmiando energia si risparmiano quattrini, rendendo sfruttabile per un altro po' il petrolio rimasto.
Insomma, la tecnologia solare pare appannaggio dei petrolieri, come potrà testimoniare chiunque sia stato fuori porta per la Pasqua. Negli ultimi mesi sono fioriti enormi "campi" di pannelli sopra tutte le aree di servizio autostradali, con grande invidia degli ambientalisti. E' un po' triste vedere che l'energia solare sia così dispendiosamente usata per distribuire benzina, non è vero?
C'è bisogno di aggiungere qualcosa? No, purtroppo no...