giovedì 18 ottobre 2012

Quer pasticciaccio brutto del fotovoltaico gratis...

Poco più di due anni fa avevo annunciato su questo blog l'iniziativa della provincia (minuscolo deliberato) di Trieste che avrebbe permesso (nelle intenzioni) di "mettere a disposizione della cittadinanza mille impianti fotovoltaici senza alcun onere di spesa legata all’acquisto o all’installazione degli stessi."

Già allora esprimevo qualche perplessità sull'iniziativa, che essenzialmente non era diversa da mille altre che nello stesso periodo i fornitori offrivano direttamente agli utenti, e che possiamo riassumere in: "Tu, utente, hai a disposizione un tetto ben orientato? Bene, io, azienda, ci metto l'impianto ed i pannelli, tu non scuci una lira, tu per un tot di anni ti cucchi l'energia elettrica domestica gratis, ed io azienda invece mi cucco i proventi del "conto energia".

E mi chiedevo quale fosse il ruolo della provincia (minuscolo sempre deliberato)...

Ebbene, adesso si è scoperto quale era il ruolo della provincia. La provincia ha svolto il ruolo che doverosamente svolge qualsiasi amministrazione pubblica italiana da trent'anni a questa parte, ovvero rallentare il tutto a dismisura, dando magistrale dimostrazione di come rendere difficile il facile attraverso l'inutile.

Il tutto è saltato fuori con un articolo de Il Piccolo del 15 ottobre, in cui sostanzialmente si scopre che:

  • a distanza di oltre due anni, il progetto è ben lontano dall'esser concluso
  • nel frattempo, con l'ultimo, famigerato "conto energia", ed il taglio drastico dei relativi incentivi, i fornitori non possono ovviamente più permettersi la fornitura a queste condizioni

In tutto ciò c'era un unico ruolo della provincia che avrebbe avuto senso, e riguardava l'attivazione degli impianti fotovoltaici in zone tutelate (e quindi i progetti soggetti a nulla osta da parte della locale sovrintendenza): la provincia avrebbe dovuto farsi parte attiva in modo da trovare una soluzione "politica" per semplificare questi procedimenti, renderli quindi meno costosi ed accelerarli.
Infatti, se il fornitore (secondo le intenzioni iniziali) poteva sostenere i normali costi di progettazione e realizzazione degli impianti, non avrebbe potuto sostenere i maggiori costi dell'autorizzazione paesaggistica...

Ebbene, anche in tutto ciò la provincia ha fallito: tutte le domande che riguardavano impianti in zone sottoposte a vincolo paesaggistico sono state "temporaneamente accantonate", e quindi in due anni nulla è stato fatto...

Quindi, riassumendo:

  • chi, due anni fa, si fosse rivolto direttamente ad un qualsiasi fornitore, oggi avrebbe l'impianto