giovedì 13 marzo 2014

il Catasto contro il fotovoltaico

A remare contro il fotovoltaico in Italia ci si è messa anche l'Agenzia delle Entrate, che con la circolare 36/E del 19 dicembre 2013 ha deciso di regolamentare gli aspetti catastali di un impianto fotovoltaico.

Ad esempio gli impianti fotovoltaici a terra, considerati beni immobili, devono venir accatastati nella categoria D/1 "opifici".
E questo, per tutte le aziende, va ad incidere ad esempio di criteri ed i tempi con cui un impianto fotovoltaico viene portato fiscalmente in ammortamento... se fino ad oggi un impianto fotovoltaico, dal punto di vista fiscale, si ammortizzava in circa 11 anni, adesso questi anni diventano 25.

Vengono poi stabiliti i criteri per cui un impianto fotovoltaico sul tetto può incidere sulla rendita catastale dell'edificio (aumentandola, of course...), e quindi comportando un aumento delle varie ICI, IMU, TASI, IRPEF ecc. ecc.

Insomma, decisamente niente buone notizie per il fotovoltaico in Italia... ma da quando ce ne sono?

Leggetevi pure tutte le 66 "chiarissime" pagine della circolare e fatevi un'idea vostra...


giovedì 18 ottobre 2012

Quer pasticciaccio brutto del fotovoltaico gratis...

Poco più di due anni fa avevo annunciato su questo blog l'iniziativa della provincia (minuscolo deliberato) di Trieste che avrebbe permesso (nelle intenzioni) di "mettere a disposizione della cittadinanza mille impianti fotovoltaici senza alcun onere di spesa legata all’acquisto o all’installazione degli stessi."

Già allora esprimevo qualche perplessità sull'iniziativa, che essenzialmente non era diversa da mille altre che nello stesso periodo i fornitori offrivano direttamente agli utenti, e che possiamo riassumere in: "Tu, utente, hai a disposizione un tetto ben orientato? Bene, io, azienda, ci metto l'impianto ed i pannelli, tu non scuci una lira, tu per un tot di anni ti cucchi l'energia elettrica domestica gratis, ed io azienda invece mi cucco i proventi del "conto energia".

E mi chiedevo quale fosse il ruolo della provincia (minuscolo sempre deliberato)...

Ebbene, adesso si è scoperto quale era il ruolo della provincia. La provincia ha svolto il ruolo che doverosamente svolge qualsiasi amministrazione pubblica italiana da trent'anni a questa parte, ovvero rallentare il tutto a dismisura, dando magistrale dimostrazione di come rendere difficile il facile attraverso l'inutile.

Il tutto è saltato fuori con un articolo de Il Piccolo del 15 ottobre, in cui sostanzialmente si scopre che:

  • a distanza di oltre due anni, il progetto è ben lontano dall'esser concluso
  • nel frattempo, con l'ultimo, famigerato "conto energia", ed il taglio drastico dei relativi incentivi, i fornitori non possono ovviamente più permettersi la fornitura a queste condizioni

In tutto ciò c'era un unico ruolo della provincia che avrebbe avuto senso, e riguardava l'attivazione degli impianti fotovoltaici in zone tutelate (e quindi i progetti soggetti a nulla osta da parte della locale sovrintendenza): la provincia avrebbe dovuto farsi parte attiva in modo da trovare una soluzione "politica" per semplificare questi procedimenti, renderli quindi meno costosi ed accelerarli.
Infatti, se il fornitore (secondo le intenzioni iniziali) poteva sostenere i normali costi di progettazione e realizzazione degli impianti, non avrebbe potuto sostenere i maggiori costi dell'autorizzazione paesaggistica...

Ebbene, anche in tutto ciò la provincia ha fallito: tutte le domande che riguardavano impianti in zone sottoposte a vincolo paesaggistico sono state "temporaneamente accantonate", e quindi in due anni nulla è stato fatto...

Quindi, riassumendo:

  • chi, due anni fa, si fosse rivolto direttamente ad un qualsiasi fornitore, oggi avrebbe l'impianto 

mercoledì 22 agosto 2012

finalmente entrato in vigore l'obbligo di installazione di impianti da fonti rinnovabili

Il 31 maggio scorso è finalmente definitivamente entrato in vigore il Dlgs 28/2011, che sancisce l'obbligo di installazione di impianti alimentati da energie rinnovabili per gli edifici di nuova coostruzione o sottoposti a rilevanti interventi di ristrutturazione.

Sinteticamente: devono venir installati impianti di produzione energia termica che garantiscano:

  • almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda snitaria
  • il 20% del fabbisogno per il raffrescamento ed il riscaldamento (se la richiesta del titolo edilizio è presentata dal 31/5/12 al 31/12/2013)
  • il 35% del fabbisogno per il raffrescamento ed il riscaldamento (se la richiesta del titolo edilizio è presentata dal 01/01/13 al 31/12/2016)
  • il 50% del fabbisogno per il raffrescamento ed il riscaldamento (se la richiesta del titolo edilizio è presentata dopo il 31/12/2016
In caso i edifici pubblici, le percentuali sono aumentate del 10%.

Ovviamente, il relativo regolamento non è stato ancora emanato...


martedì 21 agosto 2012

SCONVOLGENTE PERCORSO DI UN TECNICO PER REALIZZARE E FARE INCENTIVARE UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO


Una delle frasi più ricorrenti, in questo periodo di crisi,  è che la burocrazia uccide il Paese.
Verissimo!

Voglio raccontare, a scopo dimostrativo della coerenza della mia affermazione, un caso reale e concreto di autentica follia, elencando con precisione a cosa va incontro un tecnico per completare l’iter burocratico per la realizzazione e l’incentivazione di un impianto fotovoltaico.

Supponiamo di essere sfortunati al primo passo e che l’edificio dove vogliamo installare l’impianto ricada in tutela paesaggistica o di centro storico. Via con la prima raffica di scartoffie di cui riporto un preciso e dettagliato elenco :

1) modulo di richiesta in funzione dei vari enti
2) estratto mappa catastale
3) estratto prg
4) tavola di progetto
5) relazione tecnica
6) Documentazione fotografica
7) documento di identità del richiedente/i
8) documento di identità del progettista
9) allegato di consenso nel caso di più proprietari.

Presentato il primo “plico” occorre armarsi di santa pazienza e aspettare che la Commissione esamini il progetto nella speranza che venga approvato. Supponiamo di essere stati fortunati ed avere ottenuto l’approvazione “al primo tentativo”. Ora disponiamo dell’autorizzazione della tutela.

Secondo passo del  calvario : presentazione della DIA (o altro titolo autorizzativo/abilitativo) in Comune. Anche in questo caso la nostra stampante dovrà darsi da fare: sempre per non essere generico elenco con precisione gli elaborati necessari, premesso che questo aspetto è di competenza comunale e pertanto nella varie zone d’Italia possono esserci  delle diversità. Il caso specifico è per la provincia di Trento.
1) modulo dia
2) modulo allegato B (elaborati parte integrante della domanda di concessione / denuncia d'inizio di attività);
3) modulo allegato C (provvedimenti relativi domanda di concessione / denuncia d'inizio di attività)  
4) Eventuale parere positivo autorizzazione paesaggistica di cui sopra
5) planimetria di progetto con schema elettrico unifilare
6) relazione tecnica impianto
7) estratto mappa catastale
8) estratto prg
9) documentazione fotografica
10) documento del richiedente
11) documento del progettista
12) quadro sinottico degli elaborati
13) modulo statistica (vero capolavoro burocratico!)
14) comunicazione di inizio lavori (con tutte le scartoffie della ditta DURC, dichiarazione organico ecc)  
15) modulo accettazione ditta.

Con una buona parte della risma di carta inserita nella stampante già consumata,  proseguiamo e cambiamo “fronte” e iniziamo la maratona  della connessione alla rete (più faticosa dei canonici 42.195 km) . Qui occorre fare un distinguo poiché ogni Ente Gestore ha il suo ITER. In Trentino lavorare con SET Distribuzione è abbastanza agevole avendo a che fare con persone che dimostrano disponibilità, capacità e soprattutto buon senso. Ma nel caso si avesse a che fare con ENEL le cose vanno in maniera ben diversa: un vero inferno, senza timore di essere retorici.
Ultimamente avrebbe dovuto essere messa in atto una semplificazione: i portali informatici Internet…. Ebbene, specie nel caso di ENEL, questa si è invece rivelata un’astuta trappola per ostacolare occultamente gli operatori. Il portale è quanto di più inefficiente e ingestibile possa esistere. Diverso per il portale SET che pare ben strutturato e, a parte qualche comprensibile problemino di start-up, funziona bene.

In ogni caso, cercando di uniformare la procedura, diversa appunto da gestore a gestore,  l’iter è il seguente  1) Compilazione di modulo dati del cliente
2) Presentazione del progetto
3) Relazione tecnica
4) Dichiarazione di proprietà del tetto da parte dell’aspirante produttore
5) Documenti di identità.

L’Ente distributore risponde con un preventivo di connessione che dovrà essere sottoscritto con l’immancabile modulo. Dopodiché sarà presentata la fattura da pagare, la cui attestazione di pagamento dovrà ovviamente essere caricata sul portale.

Fatto questo inizia la parte più INSIGNIFICANTE del tutto. Realizzare l’impianto!

Una volta concluso questo lavoro assolutamente secondario, il massacro burocratico continua.

Ed ecco una nuova trappola per l’utente : il portale GAUDI!!!! Ovvero il Registro Nazionale degli impianti di produzione. Agli albori del fotovoltaico si chiamava CENSIMP (censimento impianti) ed era una pratica che si espletava in non più di 10 minuti. Ma siccome era troppo facile… hanno reputato necessario complicare e burocratizzare ancora di più le cose! Vediamo allora, sempre per essere precisi e non generici, i passi di questa ennesima pazzia. Prima registrazione sul portale con i soliti dati del cliente che ormai il tecnico conosce già a memoria: il primo risultato è un foglio di attestazione che l’impianto è stato “censito” . Una volta finiva appunto qui, ora no. Occorre, perdendo TANTO tempo rientrare nel portale per vedere se l’Ente Gestore ha “validato” la pratica. Fatto questo il tecnico deve attivare una diavoleria che si chiama UPNR o UPR (Unità produttiva rilevante o non rilevante).  Poi deve, in un'altra sezione, andare ad inserire la data in cui l’impianto è stato finito. Ma non finisce qui! Ora il povero tecnico dovrà aspettare che ENEL e TERNA si parlino fra di loro (cosa che appare estremamente difficoltosa) per “abilitare la connessione”. Senza questo “importantissimo e fondamentale” (in senso ironico se non si capisse…..) passaggio, ENEL  non va dall’utente a connettere l’impianto. In pratica deve abilitare sé stessa… senza che l’utente  possa fare nulla.
Supponiamo di avere scavallato anche questa tappa …. di strada e di carta ne abbiamo ancora da stampare a tonnellate ( con gioia immensa degli energivori…). Passiamo quindi alla comunicazione di fine lavori ENEL….

Ecco la lista dettagliata  e vi assicuro che non vi stiamo prendendo in giro: è tutto vero !

1) regolamento di esercizio
2) allegato a al rde - dichiarazione di conformità e verifica dell’impianto di produzione e sistema di protezione di interfaccia + foto autotest inverter
3) allegato b al rde - schema elettrico unifilare
4) allegato c al rde – elenco e recapiti del personale autorizzato
5) allegato d al rde - addendum tecnico al regolamento di esercizio
6) allegato e  al rde : scheda sui rischi specifici relativi alle attività ENEL nel punto di connessione
7) allegato f al rde -  dichiarazione sostitutiva per inverter ,per delibera aegg 84/2012
8) allegato a al preventivo- accettazione del preventivo – con c.d.i.
9) attestazione di pagamento del preventivo
10) attestazione gaudi ( si proprio lei…quella di prima!!!!)
11) allegato p , comunicazione fine lavori
12) dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà di avvio dell’iter autorizzativo
13)  relazione tecnica (sopra i 6 kW).

A questo punto , forse, se non abbiamo sbagliato una crocetta o una scritta in uno degli infiniti moduli, che per aumentare il livello di difficoltà vengono modificati con ammirevole e perseverante frequenza, il nostro impianto è connesso alla rete.
Pensate sia finita qui?? No, no..  benvenuti nelle forche Caudine del GSE o ancora peggio delle Agenzie delle dogane (se l’impianto serve anche per autoprodursi l’energia e ha potenza superiore ai 20 kW…. In pratica se fai una cosa giusta devi essere giustamente punito con ulteriori massacri burocratici)
La pratica GSE è davvero un esempio inappuntabile del perché stiamo affondando come Paese… di come questa burocrazia inutile e idiota assorba energie che potrebbero essere usate in maniera più produttiva.
Iniziamo con entrare nel portale (se funziona…..) e registrare utente e impianto. Compilare una scheda tecnica che ha dell’incredibile (ad esempio dobbiamo riportare i numeri di matricola dei contatori di produzione e scambio installati….. ) e altre cosette.

Poi inizia la mattanza dell’inserimento degli allegati elettronici…. Anche qui non vi stiamo prendendo in giro anche se, effettivamente, pare una barzelletta…. Eccoli , numerati, con teutonica precisione:

1) richiesta di concessione tariffe incentivanti
2) certificato antimafia
3) dichiarazione sost. di atto di notorietà con allegato documento di identità
4) scheda tecnica finale d'impianto
5) relazione tecnica (solo impianti p> 6kw)
6) schemi elettrici di sistema
7) elaborati grafici di dettaglio
8) planimetria (solo impianti p> 6kw)
9) 5 fotografie impianto
10) elenco moduli fotovoltaici (ebbene si , numeri di matricola UNO AD UNO)
11) elenco convertitori
12) dichiarazione proprietà immobile
13) autorizzazione alla costruzione dell'impianto
14) dichiarazione del comune attestante la validità del titolo autorizzativo
15) comunicazione codice pod
16) verbali di installazione contatori
17) attestazione gaudi (ancora lei!!! Ormai anche chi legge ci sarà affezionato)
18) certificati di ispezione di fabbrica di moduli ed inverter
19) documento di identità del soggetto responsabile/legale rappresentante.

Ultimamente siccome non bastava…. altri 2-3 certificati dei pannelli ma ve li risparmiamo….
Ma anche con il GSE non è ancora finita…. Nella beata speranza che si ottenga l’agognata “TARIFFA RICONOSCIUTA” e non si incappi nelle più strampalate richieste di integrazioni, occorre ancora burocratizzare la convenzione Conto Energia e Scambio sul Posto (o ritiro dedicato), nel prossimo futuro quella per la tariffa omnicomprensiva. Di questo, per decenza,Vi risparmiamo i vari passaggi.
Se, per caso, il vostro impianto superasse la potenza dei 20 kW dovrete addentrarvi nel simpatico mondo della domanda per officina elettrica. Sarete stufi di elenchi, ma non mi esimo nello scrivere che sono circa 10 documenti. Poi dovrete abilitarvi su un ennesimo portale (qui davvero per riuscirci occorre essere un vero mago informatico tanto che sul mercato ci sono figure professionali che si propongono di fare esclusivamente questo) per comunicare ogni anno l’energia auto consumata.

Occorrerebbe scrivere un libro per snocciolare tutti gli ostacoli che la burocrazia, ideata ad hoc da “utili” enti,  crea a tecnici e aspiranti produttori. Per essere ancora precisi un breve elenco : 4 diversi conti energia in due anni!, delibere AEGG, circolari VV.FF, e ultimamente una nuova norma tecnica di connessione, la CEI 0-21, che di tecnico non ha molto, ma è stata emanata ad arte con il principale scopo di ostacolare le connessioni richiedendo l’uso di  materiali e dispositivi irreperibili sul mercato (voglio sentire chi si permette di confutare questa affermazione) , con lo scopo di aumentare artificiosamente il costo degli impianti. Tutto questo andando contro la naturale tendenza alla  riduzione dei costi che dovrebbe portare  un giorno al vero scopo e sogno di chi si dedica al settore:  poter realizzare impianti senza incentivazione.  Ma questo nostro sogno rappresenta anche l’autentico TERRORE dei possessori delle inquinanti centrali termolettriche (rendimento generale del sistema di produzione poco superiore al 40%... cioè il 60% del potere calorifico del combustibile bruciato e che inquina viene sprecato ) cioè i monopolisti…..

Una  domanda ora pare lecita : vi sembra normale tutto questo? Vi sembra logico, civile?

Vi sembra indice di ricerca di competitività? Si sprecano fiumi di parole per incentivare la crescita e ci troviamo di fronte a  simili paradossali situazioni?

O… forse, vi è una ferrea volontà da parte di chi perde svariati milioni di euro di guadagni, a causa della produzione di energia da fonti rinnovabili, di “impantanare” il settore con la burocrazia?

Vi pare normale che il responsabile del settore energia del Ministero dello Svilippo Economico sia una persona che ha lavorato anni proprio per ENEL?

Perché invece non si inizia a pensare alla completa riconversione del sistema di produzione di energia elettrica, della rete di distribuzione,  sul principio che le centrali dovranno avere il compito di supportare con ampia capacità di modulazione di potenza la produzione da fonti rinnovabili che hanno profili di erogazione non totalmente prevedibili? (anche se sono stati fatti grandi passi avanti su questo).

E’ improponibile per un politico dichiararsi ufficialmente contrario alle Energie Rinnovabili, perché la gente ha capito che un futuro sostenibile passa solo ed esclusivamente attraverso la produzione di energia prodotta da fonti rinnovabili.

E quindi per bloccare tutto, per non fare perdere  milioni di euro ai monopolisti dell’energia, ma non perdere nemmeno la propria “facciata” politica si ricorre ad una demenziale e apertamente velenosa burocrazia nella quale si riscontra, inoltre, la totale mancanza di rispetto nei confronti delle competenze  dei tecnici abilitati ad esercitare la propria professione.

E’ triste e umiliante dovere riconoscere che purtroppo non vi stiamo raccontando  una barzelletta né che si tratti di una lamentela di chi non ha voglia di lavorare….ma, come la storia insegna,  le tecnologie migliori alla fine vincono e sarà così anche questa volta. Alla faccia di chi ci vuole male!!!