Ubi maior, minor cessat.
Cosa aggiungere al chiarissimo, esaurientissimo, documentatissimo post comparso a questo proposito sul blog Aspoitalia?
Non resta che copincollarlo integralmente...
C’è una leggenda pervicace che dice che i pannelli fotovoltaici occuperebbero tutto lo spazio disponibile – o quasi – se dovessimo utilizzarli su larga scala. Questa è, appunto, una leggenda; alle efficienze attuali basterebbe qualche percento al massimo del territorio per produrre con il fotovoltaico tutta l’energia che produciamo oggi (e comunque il fotovoltaico è soltanto una delle tecnologie rinnovabili che abbiamo). Ma rimane la preoccupazione: i pannelli FV danno l’impressione di occupare un sacco di terreno.
Tuttavia, il FV non è la sola tecnologia che occupa spazio per produrre energia elettrica. Pensate a una centrale a carbone; certamente la centrale stessa occupa poco spazio, ma quanto spazio occupano le miniere a cielo aperto? Oppure pensate a una centrale nucleare – anche quella occupa ben poco spazio; ma quanto spazio ci vuole per le miniere di uranio? Quanto per il cemento, per i metalli e tutto il resto? Quanto spazio per lo stoccaggio delle scorie?
Finora queste cose me le ero soltanto domandate, ma in questi giorni ho trovato anche le risposte in un articolo di Vasilis Fthenakis Hyung Chul Kim del centro di ricerca di Brookhaven (vedi il riferimento bibliografico in fondo)
Fthenakis e Kim hanno esaminato tutto il ciclo di produzione delle varie tecnologie secondo la metodologia collaudata detta LCA (life cycle analysis). Questo vuol dire che, per qualsiasi tipo di impianto, si parte dalle miniere che producono i materiali necessari e si tiene conto di tutto quello che è necessario per la costruzione dell’impianto, la sua manutenzione e – alla fine – la sua demolizione e il ripristino delle condizioni precedenti. Questo metodo è anche la base del calcolo dell’EROEI, ma qui gli autori lo hanno utilizzato per stimare la necessità di area in metri quadri per gigawattora prodotto (m2/GWh). I risultati li vedete in questa figura:
Prendete questi dati come approssimazioni, ovviamente. Sono validi entro i limiti delle assunzioni che sono state fatte e – notate – che gli autori sono particolarmente “cattivi” nei riguardi dell’energia eolica quando prendono come “area occupata” non l’ “impronta” delle torri sul terreno, ma tutta l’area di un campo eolico. Notate anche che i dati sono principalmente per gli Stati Uniti e qui da noi potrebbero essere diversi. A parte queste cose, comunque, credo che i risultati siano sensati.
Notiamo per prima cosa alcuni risultati dal diagramma: il nucleare fa molto meglio del carbone in termini di spazio utilizzato mentre, forse sorprendentemente, è l’idroelettrico a bacino che si trova a usare più spazio di tutte le tecnologie rinnovabili. Fa ancora peggio la biomassa, ma questo era probabilmente atteso data la scarsa efficienza della fotosintesi.
Notiamo poi che fra le tecnologie meno affamate di spazio c’è proprio il FV. Se viene montato sui tetti di edifici esistenti, evidentemente il FV non consuma quasi nessun’area. Ma anche se viene montato a terra, a parità di energia prodotta ci vuole meno spazio per il fotovoltaico in California che per le miniere di carbone a cielo aperto del Kansas. Più o meno, il fotovoltaico occupa lo stesso spazio totale degli impianti a gas naturale. In Germania c’è meno sole e i pannelli FV a terra occupano più spazio, ma tutto sommato il terreno utilizzato rimane molto limitato. Insomma, il fotovoltaico non è per niente quel “mangia-terreno” che alcuni lo hanno accusato di essere. Se montato con un minimo di attenzione anche in termini di spazio utilizzato è un’alternativa valida alle tecnologie tradizionali. E, ovviamente, il suo vantaggio principale è che è rinnovabile!
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Bibliografia.
V. Fthenakis and H.C. Kim “Land use and electricity generation: A life-cycle analysis” Renewable and Sustainable Energy Reviews, Volume 13, Issues 6-7, August-September 2009, Pages 1465-1474